Leuca ed i campi U.N.R.R.A.
Dal libro : Leuca, scatti del passato
La fine del secondo conflitto mondiale non rappresentò la conclusione del dramma degli ebrei. In mezzo alle rovine della guerra, attorno agli ex campi di concentramento del Terzo Reich, nella Germania meridionale ed in Austria (Bergen Belsen-Mathausen), vagavano decine di migliaia di sopravvissuti allo sterminio nazista. Per affrontare tale emergenza umanitaria furono istituiti diversi campi profughi, sotto la sigla di «Displaced persons» DP (letteralmente «persone sfollate»), da parte dell’UNRRA, la United Nations Relief and Rehabilitation Administration, fu costituita a Washington (USA) il 9 novembre 1943. Si trattava di un’organizzazione umanitaria in- ternazionale, fondata con l’accordo di quarantaquattro paesi, allo scopo di fornire aiuto e assistenza immediata ai paesi più colpiti dalla guerra. L’UNRRA cominciò a operare in Europa nel 1944 e si trovò impegnata in un’immensa e complessa opera di soccorso non appena le forze alleate iniziarono la liberazione dei paesi mediterranei e balcanici. L’azione dell’UNRRA si concentrò soprattutto nei Paesi europei (Polonia, Grecia, Albania, Italia) e in Cina. I programmi dell’UNRRA comprendevano soprattutto l’invio di generi di prima necessità : viveri, medicinali, vaccini, forniture mediche e la distribuzione di vestiario.
L’UNRRA cessò di esistere nel 1947; i progetti rimasti in sospeso vennero ereditati dall’Organizzazione internazionale per i rifugiati, dall’Organizzazione mondiale per la sanità e dal Fondo internazionale d’emergenza delle Nazioni Unite per l’infanzia (che diventerà in seguito il Fondo delle Nazioni unite per l’Infanzia - UNICEF).
La Puglia, tra i primi territori italiani ad essere liberata dall’occupazione nazista, venne utilizzata dagli alleati, all’indomani dell’armistizio firmato dal capo del governo Badoglio, l’8 settembre del 1943, come punto strategico per tutte le operazioni connesse con i due fronti militari posti rispettivamente sull’Adriatico e sui Balcani.
Da questa fatidica data e ben oltre l’inizio dell’anno 1947, la Puglia divenne dimora protetta e dunque facile meta di profughi che giunsero dai campi di concentramento sparsi tra le regioni della Basilicata, Campania, Abruzzo, Molise e Lazio. Durante i primi tre anni di ostilità , tra il 1940 e il 1943, nelle regioni del Mezzogiorno, furono confinati migliaia di jugoslavi dai territori annessi ritenuti “individui pericolosi per le contingenze belliche”. Furono sistemati assieme ad avversari politici, antifascisti, ebrei, zingari, testimoni di Geova e pentecostali ma, ben presto, i primi luoghi allestiti per questa “momentanea” accoglienza, si rivelarono logisticamente in- sufficienti a dare ospitalità a questo fiume di persone, pertanto in molte località pugliesi vennero presi in consegna, dalle autorità militari alleate, luoghi o edifici che furono adibiti a “campi profughi”.
Nel nostro Salento, vennero preferite alcune tra le più incantevoli località delle costa, come Santa Maria al Bagno, Santa Cesarea Terme, Tricase e Santa Maria di Leuca. Proprio in quel periodo, tra il 1943 ed il 1947, tantissimi profughi di nazionalità ebraica ma non solo, fecero il loro arrivo in condizioni misere e deplorevoli, occupando le bellissime case di villeggiatura che erano state “temporaneamente” sequestrate. Non si conosce il numero esatto dei profughi che calpestarono il suolo salentino ma si sa che furono migliaia, che hanno sempre considerato questa nostra terra, ricca e benevola e loro porto per la ritrovata libertà .
A Lecce la direzione, nel palazzo del Banco di Roma, gestiva i campi di Bagni (Santa Maria al Bagno), Santa Maria di Leuca, Santa Cesarea e Tricase, un magazzino a Maglie e un ospedale a Leuca.
A Santa Maria di Leuca c’era l’unico accampamento in Italia misto ebreo e non-ebreo di «persone sfollate». Fu localizzato a Santa Maria di Leuca nell’area del porto dedita ai lavori della pesca e nella stazione turistica e si chiamava CAMP 35. Anche se la capacità dell’accampamento poteva contare un massimo di circa 1.800 persone, la popolazione superò naturalmente quel limite. Nell’accampamento risiedevano circa 400 persone non ebree, mentre i rifugiati ebrei erano divisi per una metà in DP non affiliati e per l’altra metà in membri del “camp’ kibbutzim”, principale comunità separata dei “kibbutz Aviv”. La popolazione DP viveva in ville requisite che erano normalmente le abitazioni residenziali estive dei salentini benestanti. Come l’accampamento di Santa Maria al Bagno anche quello di Leuca ha vantato la creazione di eccezionali troupe di teatro e di una scuola per bambini.
La squadra di calcio del suddetto campo raggiunse una reputazione notevole e si poté fregiare del titolo di squadra migliore degli accampamenti italiani del sud.
Pubblicato il 26/01/2024