1944 - 1947, le ville diventano Campo profughi
In occasione della "Giornata nazionale della memoria" 27 gennaio 2009 pubblichiamo uno stralcio dai diari di Padre Anselmo Raguso, religioso francescano, riguardo la presenza di profughi della S econda Guerra Mondiale nel periodo 1944 - 1947 nel territorio di Leuca.
Archivio storico "Spina de Rizzu"
Leuca: le sue ville diventano "campo profughi"
Dopo la seconda guerra mondiale, siamo negli anni 1944 - 1947, Leuca fu scelta come campo per i numerosi scampati dai loro paesi di origine in quanto la guerra aveva destabilizzato lo stato di vita normale e quindi furono costretti a chiedere asilo politico. Le truppe della V a armata americana, guidata dal Generale Patton dopo lo sbarco in Sicilia, raccolse numerosi profughi che furono collocati in varie zone. Leuca fu una di queste zone.
Notizie precise, minute e talvolta minuziose ci vengono offerte dalla cronaca scritta dal Parroco del tempo, P. Anselmo Raguso, religioso francescano. E' un'angolazione religiosa che ci permette di avere un quadro preciso su quanto avvenne a Leuca 60 anni fa. Attraverso varie annotazioni si ricavano interessanti dati storici, utili per una ricostruzione della storia moderna di Leuca.
Anno del Signore 1944
" Il sabato sera dopo l'Epifania, cioè l'8 gennaio arrivano i primi profughi Slavi. La domenica mattina si vede tanta gente in giro, vedono la Chiesa ed entrano. La notizia, forse anche del presepe, fa si che vengano anche ortodossi. Molte donne, specialmente le giovani, quasi tutte vestite in pantaloni con divise militari, tipo inglese. Il dopo pranzo, mentre tengo la riunione alle giovani di Azione Cattolica, si presenta D,Antonio Cecic con la carta di identità rilasciata dalla autorità italiana durante il periodo dell'occupazione della Jugoslavia, chiede ospitalità e gli viene data. Più tardi vicino al Presepe si presenta in abito civile con collare da prete Don Matteo Blascovic accompagnato dalla sorella, anche lui chiede ospitalità e gli viene data. La sera dopo la Benedizione Eucaristica raccontano un po' della loro storia.
D. Antonio proveniente dalla Parrocchia di .. Fatto partire dai partigiani viene imbarcato, portato a Bari e poi di lì a Leuca. Il secondo, Don Matteo Blascovic della
Parrocchia di .. Anche lui lo stesso itinerario.
Il martedì undici gennaio, poiché entravano con stella rossa al berretto vado a consultarmi col Parroco di Gagliano, P. Francesco Vollaro dei Trinitari, il quale mi dice di avvisare il Vescovo , il quale viene così a Leuca il 23. Don Luca Pavlinovic, anche lui sacerdote profugo jugoslavo, proveniente dalla Parrocchia di .., giunto a Leuca il 18 gennaio e ospitato da noi, presenta il "celebret" e attesta per gli altri due. Chiedono il permesso al Vescovo di potere celebrare la Messa nella lingua slava.Il Vescovo manda dietro richiesta degli stessi profughi, un Breviario in 4 volumi,taglio oro, camice, cotta e cingolo e colletti in dono. Nel Febbraio partono per l'Africa i primi profughi e con loro D. Antonio Cecic, D. Nicola Ivanovic e D. Toma Moscatello, questi due ultimi sacerdoti erano ospitati nei locali del Santuario. Sin dal primo giorno D. Antonio si presta per il servizio religioso all'Ospedale, battesimi e funerali. D. Luca parte per l'Ospedale di Brindisi, ma dopo una decina di giorni torna a Leuca. Si tenta dal Comando diverse volte di farlo partire per l,'Africa, sicché dalla fine del mese di Maggio esce fuori dei profughi e perché non venisse molestato il Vescovo gli affida la Cappellania dell'Immacolata di Gagliano, con l'obbligo di recarsi la Domenica a celebrare la messa, rimanendo però con noi. Nell'aprile pertanto egli si recava a Maglie per il precetto pasquale dei profughi ammalati che si trovavano in quello ospedale. Dopo la prima partenza dei profughi per l'Africa si succedono altri arrivi e altre partenze per cui sino a metà dicembre 1944 si hanno abitualmente a Leuca ai 2500 a 3000 profughi slavi, alloggiati nelle ville dei Signori, sino a dieci e a volte anche più per ogni stanza.
Dopo la partenza di D. Antonio Cecic piglia il servizio dell'ospedale D. Matteo Bascovic, per il servizio religioso nel campo D. Luca. Per l'Ospedale formatosi all'arrivo dei profughi furono adibiti i locali della Colonia Scarciglia, situata a destra di chi guarda dal mare ai piedi della scalinata, opera terminale dell'Acquedotto Pugliese, fatta dal Fascismo. Sin dal primo momento le Suore che ivi si trovavano, Salesiane dei Sacri Cuori, con la loro Superiora si misero a servizio dei poveri ammalati e feriti che confluivano dai vari campi di profughi slavi, quantunque ci fossero infermiere slave. I profughi pigliavano parte attiva alla messa che si celebrava per loro cantando i loro canti nella loro lingua. In occasione degli Esercizi alla popolazione di Leuca, parecchi slavi ritornarono ai Sacramenti, tra cui Ierko Culic, agente del turismo slavo.
Dopo i primi mesi si formarono le scuole per i bimbi e una casa per vecchi, la cui cura e insegnamenti catechistici fu assegnata a D. Luca Pavlinovic. Mentre i primi battesimi e morti furono segnati sui nostri registri parrocchiali in seguito fecero i loro registri; i battesimi il più delle volte furono fatti all'ospedale e i morti molte volte essendo di malattia infettiva vennero portati direttamente al Cimitero con autoambulanze alleate, dimodochè da D. Matteo Blascovic si sentiva che c'erano stati battesimi e morti e lui che aveva assunto la cura religiosa dell'Ospedale, pensava a registrarli in appositi registri formati per ordine del loro comitato partigiano residente nel campo.
I profughi erano tenuti nel campo ora da americani ora da inglesi pur avendo un loro comitato partigiano. Veniva loro distribuito il rancio mattina, mezzogiorno e sera. Indumenti e scarpe furono loro distribuiti dalla Croce rossa americana. In occasione di due processioni del Corpus e di S. Antonio vi intervennero in fila i bimbi e le bimbe slave coi nostri bimbi e bimbe e di dietro il nostro popolo con quello slavo. Durante le processioni ai canti degli italiani si frammezzavano quelli degli slavi. In generale fede sentita, morale buona. Trovandosi tra loro anche ortodossi dissidenti dalla Chiesa Romana, una volta venne nel campo a visitarli un prete ortodosso dissidente.
Passati i primi giorni ci fu piena comprensione con quelli di Leuca, anzi qualcuno ancora oggi manda ai Leuchesi sue notizie. Di detti profughi molti parlavano bene l'italiano, altri tanto da farsi comprendere, solamente pochi non conoscevano l'italiano. Da due profughi furono offerti due anelli alla Madonna. Sulla fine di Ottobre o primi di Novembre ci fu una prima partenza di profughi per la Jugoslavia. E' accertato che fu in Novembre. A metà Dicembre ci fu l'ordine per tutti gli altri. Alcuni non vollero e rimasero a Leuca. I partenti furono trasportati a S. Maria al Bagno presso Nardò di lì a Bari dove furono imbarcati verso la fine di Dicembre. Con questi partì Don Matteo Blascovic. Il giorno due Novembre alcuni del campo si recarono ai cimiteri di Castrignano e Maglie per la commemorazione dei morti ivi sepolti, In quella occasione D Matteo andò a Castrignano e D. Luca a Maglie."
Con queste annotazioni termina l'attività dei profughi Slavi a Leuca. Ci fermiamo all'anno 1944.
La cronaca continua con la descrizione della venuta degli albanesi , Turchi, Tripolini, Austriaci, Greci, Cechi, Polacchi, Tedeschi, Olandesi, Ungheresi, Russi Armeni, Siriani, Cinesi, Africani , Bulgari ecc.. Tutto è stato annotato sino al 1947.
Attività svolte nel 1946
Col nuovo anno i profughi continuarono la loro vita cercando di trascorre al meglio quanto vieniva offerto dall’esperienza del Campo. La dimensione religiosa coinvolse in modo particolare tutta la comunità dei Russi.
In un articolo apparso sull’Osservatore Romano viene ricordato il grande evento del S.Natale vissuto con spirito ecumenico. Così si legge sul giornale :
“ Il Natale quest’ anno ha assunto una solennità insolita in questa estrema Punta d’Italia. Hanno concorso a renderlo più solenne cristiani di diverse nazioni: Italiani, Russi, Jugoslavi, Greci, Albanesi. Assistevano,infatti alla Messa solenne celebrata nella Chiesa di Cristo Re un numeroso gruppo di neo-cattolici russi ricondotti pochi giorni or sono alla Chiesa cattolica romana dallo zelo del Rev. D. Stefano Virgulin del Pontificio Collegio Russo di Roma. Nel mattino di Natale è stata celebrata dal Rev. Virgulin una solenne liturgia in rito bizantino-slavo, alla quale hanno partecipato i profughi russi residenti nel Campo insieme ai fedeli della parrocchia e a numerosi cristiani di nazionalità diverse. Italiani e neo-cattolici russi hanno fuso le loro voci durante la S. Liturgia per glorificare il nato Redentore. Sono state recitate le preghiere litaniche in vecchio slavo,greco,latino ed italiano. Tutti i presenti hanno potuto ascoltare la narrazione della Natività di Cristo nella loro lingua. Dopo il Credo cantato dai fedeli russi, i parrocchiani di Leuca hanno fatto la loro professione di fede in latino. Alla Comunione fatta sotto ambo le specie si sono accostati anche i latini.
Infine D. Virgulin ha tenuto un fervente discorso in russo ed in italiano, incitando tutti alla vera fraternità e carità cristiana, dimostrando come non vi sia per il cristiano differenza di nazione, ma di unità di fede e di amore, sotto un unico Padre, il successore di S. Pietro, il Vescovo di Roma. Mentre alla fine della liturgia tutti i credenti si accostavano al bacio della Croce, un gruppo di profughi Jugoslavi dava un saggio delle proprie soavi canzoni natalizie”.
Intanto il lavoro aumentava e il P.Virgulin ebbe due altri sacerdoti come aiutanti nel mistero pastorale. Il primo fu D.Vladimiro Dzioba dell’Ucraina e il secondo P.Andrea Carkoff siberiano. Per essere più liberi e indipendenti per le celebrazioni religiose pensarono di affittare un locale come sede per la loro chiesa e luogo di culto per le funzioni
Religiose. Fu presa in affitto la Villa Torsello,vicino Piazza Asti e attualmente proprietà del Rag. Goffredo Ciullo. In questa Chiesa si svolgevano regolarmente tutti i riti liturgici , solo nelle grandi solennità i fedeli russi si recavano nella Chiesa dei Frati poiché il locale era insufficiente a contenere tutti i numerosi partecipanti.
E’ rimasta indimenticabile la solennità della Pasqua del 1946 in cui i russi, dopo aver svolto la cerimonia e amministrato il Battesimo a tre bambini dai sei a otto anni, processionalmente dalla Villa Torsello, cantando le loro litanie, con a capo tutti i bambini preceduti dai tre neo battezzati, si diressero nella nostra chiesa per celebrare la loro liturgia della Pasqua che durò quattro ore. Alla fine gioiosamente si abbracciarono scambiandosi il segno della pace cantando il versetto di augurio “MNO GAIA LIETA”.
I profughi russi rimasero sino al mese di Maggio e subito dopo partirono per Bari.
A conclusione di questo breve ricordo sulla presenza dei Russi a Leuca ci sono delle note che vanno sottolineate.
Il P.Andrea che fu inviato per aiutare P.Virgulin, successivamente,dopo diversi anni fu consacrato vescovo e volle venire a Leuca per rivedere i luoghi del culto orientale e percorrere a piedi la strada della famosa processione di Pasqua. Naturalmente si recò presso i Frati per ricordare l’esperienza passata e per ringraziarli per l’attività e la collaborazione dimostrata negli anni precedenti.
Di P.Virgulin riportiamo quanto ha scritto una autorevole Rivista Biblica dopo la sua morte avvenuta il 2 Agosto del 1997 .
“ Per la sua perfetta conoscenza della lingua russa la Congregazione per le Chiese Orientali lo inviò nei campi profughi russi in Italia, concedendogli il biritualismo perché potesse celebrare i misteri in rito bizantino.
Cominciò a S. Maria di Leuca (Lecce) dove costituì la Prima parrocchia di cattolici russi in Italia e dove la sua attività conobbe conversioni e vocazioni sacerdotali”.
La permanenza dei profughi russi ha rappresentato per la storia di Leuca un capitolo eccezionale sia per la testimonianza religiosa e sia per il comportamento morale e civico. Indubbiamente è un bel ricordo che i Frati e la popolazione del luogo conservano ancora gelosamente nel loro cuore.
Anno 1947 : chiusura del “Campo profughi”
Gli Ebrei rimasero a Leuca fino al mese di Marzo del 1947. Con la loro partenza si concluse la permanenza del campo profughi. Dopo la chiusura, l'impressione dei Leuchesi fu di sconforto e di desolazione. Molti paesani avevano stabilito rapporti di familiarità con i profughi e molti avevano cercato di superare in parte i disagi della guerra. A Leuca, scrive qualcuno, non si è fatta sentire la guerra. La maggior parte dei paesani ha usufruito economicamente della permanenza dei profughi per cui non c'è stata la fame come in altri paesi. Chi si è lamentato sono stati i proprietari delle Ville, adibite per una sopravvivenza di gente in cerca di rifugio, e abbandonate ,alla partenza dei profughi, in condizioni pietose.
I Frati francescani, durante questi periodi di continue frequentazioni di stranieri, hanno dovuto affrontare sia i problemi di ordine pastorale con i parrocchiani e sia le situazioni particolari legate soprattutto all’ accoglienza di profughi con problemi di ordine religioso, morale e di adattamento nel contesto sociale.
L'attività dei Religiosi, comunque, non si è sviluppata soltanto verso i cattolici ma è stata rivolta anche per i profughi appartenenti ad altre religioni dimostrando così di saper realizzare nel vivo dell'esperienza il precetto dell'amore, della carità evangelica e dello spirito francescano di servizio verso tutti i figli di Dio.
Pubblicato il 26/01/2009