Antico rituale di pesca
Sciabica al suono del corno
Quando il mare dell'insenatura di Leuca brulicava, più che di gagnanti e motoscafi, di pesce, specialmente di " pupiddhri" , che, fino a qualche anno fa erano la specialità caratteristica di Leuca, i pescatori svolgevano, anche una delle attività principali, la pesca della sciabica, per circa 9 mesi all'anno, nel periodo de la scura (qundo non c'era la luna), al di fuori della stagione estiva, tempo in cui i pesci facevano la cova.
Questo tipo di pesca veniva esercitata proprio vicino alla costa, a qualche decina di metri dalla scogliera nella direzione del pontile (ex molo degli Inglesi), dell'hotel Terminal e delle spiagge.
Era la pesca in quel periodo (60 - 70 anni fa, anche di meno), che forniva la principale fonte di sostentamento per le famiglie di pescatori che abitavano a Leuca e nei paesi vicini. Quindi c'era molta concorrenza e una certa competizione tra i pescatori, dato che la pescosità poteva variare da punto a punto ed ognuno cercava in tutti i modi di accaparrarsi il posto migliore.
Questo accendeva gli animi e provocava spesso delle liti tra pescatori. Perciò, quando non si operava tutti " a cunserva" (cioè al risparmio pescando in società ), si disponevano nei punti più alti dell'insenatura, uno allo scaru de Sarignanu (scalo vicino alla lega navale) e uno allo scaru de Cascignanu (scalo sotto i ponti dopo la Torre Omo Morto), due uomini con un corno ciascuno, i quali, dal calare della sera fino a poco prima dell'alba, che era generalmente l'ora stabilita per il varo delle barche, dovevano scrutare continuamente il mare e suonare se qualche imbarcazione prendeva il largo all'insaputa degli altri.
Queste vedette venivano chiamate " omini de scaru " e dovevano stare attenti a svolgere bene il loro compito di vigilanza e a dare con prontezza il via al segnale stabilito, altrimenti potevano incappare nelle ire dei pescatori, i quali divisi in due gruppi, quello dello scalo di Salignano a levante e quello dello scalo di Castrignano a ponente, attendevano con i piedi a mare, pronti a varare al suono del corno, sia che questo suonasse all'orario stabilito, su segnalazione dei due capi regolatori (due pescatori più anziani ed esperti, uno per ogni scalo), sia che suonasse a qualsiasi ora, in seguito all'avvistamento di qualche barca "pirata".
Al suono del corno, allora, tutte le barche si lanciavano in mare, convergendo con tutta la forza dei muscoli e la foga della lotta, ogni equipaggo preso da un triplice motivo di competizione:
superare quelli dell'altro scalo, superare il vicino di barca, raggiungere per primo la posizione migliore.
In quel momento ogni lite era messa da parte, la punizione del "pirata", dell'irregolare cioè che non aveva rispettato l'ora e il suono del corno e che aveva costretto tutti ad anticipare la sortita, veniva rimandata al rientro, quando, nel momento della pesatura, si vedeva confiscato il pescato e, da parte della guardia marina, la sospensione più o meno lunga, ma praticamente di qualche giorno soltanto, della licenza di pesca oppure una multa pecuniaria.
C'era però chi, nascosto in qualche grotta vicina, riusciva a farla franca e a non dare nell'occhio, ma ... alla fine tutti si scopriavano e dopo i consueti litigi e le solite minacce, si ritornava tutti a quell'unità che la comune condizione ed esperienza di vita e di lavoro imponeva.